Gli evasori costituzionali

L’Impressionismo è una corrente artistica sviluppatasi in Francia, soprattutto a Parigi, nella seconda metà dell’Ottocento, tra il 1860 e il 1870 e durata fino al primo Novecento. Il termine “impressionismo” nacque da un’affermazione dal critico d’arte Louis Leroy a proposito del quadro di Monet, “Impression. Soleil Levant”. Il critico non apprezzò l’opera esposta e la definì, appunto, poco più che un'”impressione” in quanto gli dava un senso di incompiutezza.

Ebbene se è vero che la politica è l’arte del governare, questa arte sta diventando sempre più impressionista nel senso che aggira gli ostacoli, non affronta le questioni, lascia incompiute le soluzioni, le (r)aggira rimandandole ai cittadini.

Succede in materia di vaccinazione anti-covid. Non si ha il coraggio di introdurre espressamente l’obbligo, anche perché a mio modesto avviso sarebbe anti-costituzionale o comunque molto discutibile costituzione alla mano, e ci si vuole arrivare morbidamente e per gradi: prima gli operatori sanitari, poi le scuole, poi i trasporti, poi la pubblica amministrazione, poi le aziende. Alla fine non resteranno che pochi sfigati a vantare il diritto di non vaccinarsi. Non voglio essere scurrile, ma mi sembra che la vaccinazione più che con una punturina stia avvenendo con una “suppostina”. Gli italiani verranno gentilmente (?) accompagnati negli hub quasi senza accorgersene, la Costituzione sarà salva, la salute trionferà e la politica galleggerà.

Succede in fatto di eutanasia. Non si ha il coraggio di elaborare un serio provvedimento di legge e si aspetta che siano i cittadini a legiferare a colpi di accetta referendaria.  Il quesito referendario è chiaro: si tratta di abolire una parte del testo dell’articolo 579 del codice penale che punisce «chiunque cagioni la morte di un uomo, col consenso di lui». Grazie alla depenalizzazione, dunque, quello che prima era proibito dallo Stato diventa un comportamento lecito, rimuovendo un limite alla libertà dei cittadini, allargando la sfera della sovranità individuale. Lo slogan «Liberi fino alla fine» col quale i radicali, il comitato promotore del referendum «Eutanasia legale» e l’Associazione Luca Coscioni hanno presentato la loro iniziativa significa proprio questo. Sono sostanzialmente d’accordo con questa iniziativa, ne saluto con soddisfazione il clamoroso successo, ma resto perplesso di fronte all’omertoso comportamento della politica.

In entrambi i casi siamo sull’orlo del precipizio anti-costituzionale e chi governa sembra fare questo ragionamento: lasciamo che siano i cittadini a decidere della loro sorte, noi ce ne laviamo, più o meno, le mani. Qualcuno, in tema di vaccinazione, la chiama politica della persuasione occulta, della responsabilizzazione guidata, della scelta “spintanea”. Qualcuno, riguardo all’eutanasia, la ritiene il male minore, la scelta del non scegliere, la rinuncia a sporcarsi le mani, la cessione di sovranità ai cittadini. Alla fine vorrei sapere cosa ci stanno a fare Parlamento e Governo.

La paradossale beffa, che si sta perpetrando, avviene proprio nel periodo in cui al ministero della Giustizia  si è insediata una costituzionalista provetta, una persona che ha guidato la Corte Costituzionale e che si sta comportando da vestale a rovescio: sacerdotessa addetta al culto della Costituzione che ne accetta lo strisciante scempio, custode del fuoco sacro dei diritti e dei doveri, che li aggira bellamente, legata allo stato di verginità della politica come stato sacrale, che in realtà si piega alla politica della ragion di Stato e di Chiesa.

Della serie metti una costituzionalista alla giustizia ed è tutto risolto. Speriamo che non la mettano a fare il Presidente della Repubblica, perché, tra prosopopea giuridica e integralismo cattolico, rischieremmo grosso. Sónia stè pòch complimentóz con la ministra? Forsi sì, ma a mi am piäz ésor s’cètt e nètt e miga girärog d’intóron!