Stando ai dati forniti dal ministero della salute sull’andamento della pandemia da covid, pur facendo loro qualche tara di attendibilità e di significato, i contagiati stanno inesorabilmente aumentando così come i ricoveri ospedalieri e quelli in terapia intensiva, così come le persone decedute. Ciononostante tutta Italia nel periodo di ferragosto rimane in fascia bianca, poi si vedrà.
Mi chiedo se sia un modo serio e responsabile di governare. La difesa degli interessi turistico-commerciali fa premio sulla difesa delle vite umane. Non si tratta forse della più spudorata e speculativa manifestazione di impotenza a prendere il toro per le corna? Tanto vale lasciarlo libero di girare indisturbato nei posti di villeggiatura, salvo poi scaricare le colpe sui villeggianti e sui no-vax.
Non si può essere rigorosi a stagioni alterne, usare due pesi e due misure a seconda delle pressioni e delle esigenze delle categorie economiche e dei gusti dei cittadini. Le ferie sono sacre, non si toccano: è successo lo scorso anno ante-vaccinazione, sta succedendo in questa estate post-vaccinale. Al rientro ci metteremo a piangere sul latte versato, riprenderà la tiritera delle zone bianche, gialle, arancioni e rosse, ricominceranno le filippiche contro l’irresponsabilità della gente, probabilmente sarà tutta colpa di chi non si è vaccinato per scelta o per impossibilità più o meno acclarata.
Strano modo di governare: la vita ora è un valore da difendere a tutti i costi, libertà compresa, ora è un optional da subordinare agli affari e alle voglie di vacanza. Una vera e propria schizofrenia che ci tormenta da parecchio tempo. Ora vestiamo i panni del rigorismo, ora lasciamo crescere una spanna di pelo sullo stomaco e, allargando le braccia, consentiamo che i morti giacciano e i vivi si diano pace col portafoglio possibilmente pieno e col divertimento assicurato.
Alcuni impostano paradossalmente il discorso nei termini della scelta fra il morire di covid e il morire di miseria e fame. Un discorso che non lascia spazio di manovra ai governanti se non quello di privilegiare l’economia con le sue leggi e le sue regole. Sono molto stanco di assistere all’indegno e finto balletto tra rigoristi e permissivisti. I medici si dividono tra vaccinisti e liberisti; gli scienziati non si dividono in correnti, avanzano in ordine sparso, e addirittura ognuno fa un suo discorso sparandolo alla viva il parroco; i governanti la danno agli scienziati, gli scienziati la scaricano sui governanti; i pubblici poteri si destreggiano vergognosamente fra spinte e controspinte. In un simile clima è a dir poco eccessivo, oserei dire doloso, pretendere il senso di responsabilità da parte dei cittadini, pur già così colposamente precario: il “fate come dico e non come faccio” non ha mai tenuto e non tiene.
Il covid sta diventando una colossale, globale e incrociata presa per i fondelli. Fin dall’inizio chi ci governa è andato allo sbaraglio, procedendo alla cieca e, più si va avanti, più si fanno scelte spannometriche se non alla “cazzo di cane” (a volte la scurrilità serve a rendere l’idea). Anche Mario Draghi mi pare prigioniero di una finta strategia, lui uomo della concretezza e della coerenza, costretto a dare un colpo al cerchio e uno alla botte, lui uomo dei fatti e di poche, responsabili parole, costretto a fare la Penelope dell’emergenza covid.
La verità non ce l’ha in tasca nessuno, ma la politica deve scegliere non per compiacere tizio o caio, ma per cercare di perseguire il bene comune. Ho i miei dubbi che il bene comune passi da una oltranzistica difesa del ferragosto quale punto irrinunciabile ed intoccabile della nostra esistenza. Della serie toccateci tutto, ma lasciateci almeno il ferragosto. Ragionamento che può allargarsi a tutto il superfluo contro il necessario, o ancor meglio, all’ignobile miscuglio tra l’utile e il dilettevole.