La crisi afghana sta suscitando enorme impressione, notevole apprensione e molte discussioni: come al solito si dice tutto e il suo contrario, si vorrebbe la botte piena (un Afghanistan democratico e ripulito dai talebani) e la moglie ubriaca (la non interferenza negli affari altrui anche in Afghanistan). Davanti a questo dibattito piuttosto farraginoso e inconcludente, mi sento di ritornare sull’argomento usando la pragmatica accetta del buon senso piuttosto che il fioretto delle dotte dissertazioni di natura geo-politica.
Parto dalla constatazione che il problema dell’Afghanistan, in un certo senso, è emblematico di come l’Occidente trascinato dagli Usa, e con l’Europa piccolo/grande assente, si pone nei confronti del mondo.
Gli Usa, prima hanno appoggiato i talebani contro la Russia che aveva invaso l’Afghanistan, poi, dopo l’attentato delle Torri Gemelle, hanno scatenato una guerra punitiva e furibonda contro l’Afghanistan facendo finta di voler annientare il terrorismo, poi hanno installato il solito governo fantoccio che in questi giorni si è sciolto come neve al sole, poi si sono stancati di sacrificare risorse e uomini in questa guerra infinita e hanno cominciato a ritirarsi, ma la frittata era già fatta e il dentifricio non si è potuto rimettere dentro il tubetto.
Morale della favola: le guerre, da che mondo è mondo, non hanno mai risolto i problemi, ma li hanno solo ulteriormente aggravati. Anche le cosiddette guerre difensive, contro il terrorismo o come reazione ad atti di violazione unilaterale degli equilibri mondiali. Oltre tutto le guerre nascondono sempre inconfessabili ma evidenti motivi di espansionismo economico e di egemonia politica.
L’unica strada che oggi intravedo è quella dell’apertura di una dura ma pacifica trattativa col governo talebano, pronti ad aiuti umanitari verso quanti vogliono fuggire da quel Paese, messo alle strette ed isolato: un discorso su cui l’Europa potrebbe e dovrebbe essere protagonista. Purtroppo Russia e Cina stanno facendo il loro sporco gioco e sarà molto difficile avviare un discorso assieme ad esse.
Tornando agli Usa, l’iniziale responsabilità di questa drammatica e lunga vicenda è di Bush figlio. Ricordo che il giorno stesso del famoso e tragico attentato alle Torri Gemelle, commentando a caldo l’evento con una intelligente amica, fui facile profeta: la reazione era in mano a due personaggi squallidi, quella Usa a Bush, quella italiana a Berlusconi e quindi non poteva che finire malissimo. Barack Obama ha puntato sul dare un colpo fatale ai terroristi, riuscendoci anche in buona parte, mentre però la politica non riusciva a partorire un governo credibile per l’Afghanistan. Donald Trump è entrato con la delicatezza di un elefante nel negozio afghano: ha cavalcato spudoratamente il logorio psicologico dell’opinione pubblica statunitense e non solo, stanca di continuare una guerra senza capo né coda, puntando ad un ritiro piuttosto sbrigativo e per certi versi sconsiderato.
Joe Biden sta purtroppo mostrando la corda: ha ereditato problemi pazzeschi, ma non mi sembra all’altezza delle aspettative. Si è limitato a portare a termine il ritiro delle truppe, lasciando dietro di sé un vuoto di potere nel quale i Talebani hanno affondato i colpi come nel burro. Gli Usa hanno la deprecabile tendenza a non ammettere i propri errori ed a coprirli commettendone dei nuovi: non hanno costruito niente e lasciano il niente, colmato dai Talebani forti di una sciagurata ma importante spinta islamica. Sull’islamismo e sul terrorismo islamico ci sarebbero da fare parecchie considerazioni…
Mi permetto di rivolgere un presuntuoso e autoreferenziale invito a chi volesse approfondire l’argomento. Sono facilmente e liberamente consultabili, scaricabili e stampabili, le mie pubblicazioni presenti sul sito, che mantengono una certa qual attualità: “Non è bello ciò che è bellico, ma è bello ciò che è pace”, un libro definito da un mio carissimo amico come “un sussidiario di ragionato pacifismo”; “Il paradosso: l’amore ci divide…la violenza ci accomuna”, una sorta di appendice in salsa piccante rispetto alle riflessioni sul terrorismo contenute nel primo libro. Buona eventuale lettura!