Clericalismo a prova di bomba vescovile

Papa Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Solsona (Spagna), presentata da monsignor Xavier Novell Gomà. Lo rende noto un Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede. Monsignor Novell Gomà, 52 anni, ha presentato la sua rinuncia per «motivi strettamente personali» fa sapere la diocesi di Solsona. Novell Gomà fu nominato vescovo di Solsona da Benedetto XVI il 3 novembre 2010, diventando a 41 anni il più giovane vescovo di Spagna e l’ottavo del mondo. Nel febbraio 2012 era stato sotto i riflettori per aver scelto di tagliarsi lo stipendio. Era noto per il suo ruolo attivo al voto per l’indipendenza della Catalogna. Negli anni scorsi è stato al centro di alcune polemiche per le sue affermazioni sui gay. Tra le frasi che hanno rivoltato la comunità Lgbt la correlazione ai genitori: «L’omosessualità può essere correlata a una figura paterna assente e lontana».

Vado in ordine di tempo facendo riferimento ai reportage del quotidiano La stampa. Monsignor Novell, il più giovane presule iberico, nel 2012 aveva deciso di ridurre la sua mensilità del 25%, da 1200 a 900 euro. Qualcuno lo aveva accusato di demagogia. Ma lui, Xavier Novell, il vescovo più giovane di Spagna (42 anni) e anche il più corteggiato dai giornali femminili, aveva tirato dritto. “Mi riduco lo stipendio. Lo faccio per manifestare la mia solidarietà concreta a coloro che sono stati colpiti dalla crisi.
I cattolici non possono rimanere impassibili di fronte al bisogno, non possiamo passare oltre come i viandanti della parabola del Buon Samaritano. Tutti possono fare qualcosa. La causa della crisi va ricercata proprio nel fatto che ognuno di noi ha voluto vivere al di sopra dei propri mezzi. Se ne esce solo tutti insieme: noi, nella nostra Diocesi, cominciamo con questo piccola rinuncia…”. Piccola, forse, ma una rinuncia che in Spagna aveva suscitato un certo clamore. Mons Novell non può infatti essere annoverato tra i presuli più “terzomondisti”, magari sbilanciati solo sul versante “sociale” della fede. Anzi, Novell viene considerato un ratzingeriano di ferro. Ma è anche un uomo al quale piace scombinare i rassicuranti cliché nei quali si cerca di racchiudere la vita della Chiesa. In un’intervista a El Pais ebbe a dire: “Dare le ragioni della fede è il vero modo di essere progressista. Qualcuno dice che il cristianesimo si è diffuso per invidia. Sono molto d’accordo: la gente vedeva che i cristiani erano felici e si convertiva. La nostra generazione ha vissuto di rendita, ma non possiamo più permettercelo: ci vuole un annuncio del vangelo amichevole e coraggioso”.

Monsignor Novell Gomà inoltre nel 2013 era stato criticato per le sue posizioni riguardo all’indipendentismo della Catalogna. Nel settembre del 2013 consigliò ai parroci della sua diocesi di non partecipare alla «campagna del suono di campane» che doveva accompagnare la Via Catalana dell’11 settembre. Questo suscitò numerose proteste. In un articolo pubblicato domenica 7 settembre 2014, immediatamente precedente alla celebrazione della Giornata, la diocesi di Solsona difese il diritto di decidere dei catalani e la legittimità della richiesta e chiamò i fedeli a votare, assicurando che la Catalogna «soddisfa gli elementi che la dottrina sociale della Chiesa indica per la realtà di una nazione: cultura, lingua e storia». Sebbene il vescovo non si fosse schierato sulla direzione del voto, invitò i cittadini a «non rimanere estranei a questo processo» e chiese loro che «con uno spirito democratico e pacifico, scegliessero con tranquillità l’opzione che ritengono migliore per il bene della Catalogna». Novell difese la libertà della Chiesa «nel rispettare ogni posizione politica, nonché la legittimità morale del diritto di decidere sui cittadini della Catalogna». Per queste dichiarazioni, il Partito Popolare Catalano chiese alla Conferenza episcopale spagnola di agire contro di lui per osservazioni «chiaramente inaccettabili entro il margine di libertà di espressione e che non corrispondono all’autorità ecclesiastica». Prima delle elezioni parlamentari catalane del 27 settembre 2015, in un articolo pubblicato sul settimanale diocesano, monsignor Novell Gomà però si espresse chiaramente a sostegno delle opzioni a favore dell’indipendenza della Catalogna.

Il 30 maggio 2017 il consiglio comunale di Cevera (comune spagnolo della Catalogna) lo ha dichiarato persona non grata in quanto poco tempo prima aveva affermato che «l’omosessualità può essere correlata a una figura paterna assente e lontana». La domenica precedente, il 28 maggio, aveva dovuto lasciare la chiesa parrocchiale di Santa Maria de l’Alba a Tarrega, scortato dalla Mossos d’Esquadra, dalla polizia locale e da alcuni parrocchiani, dopo che alcuni attivisti LGBT avevano convocato una manifestazione contro di lui. I consigli comunali di Tarrega e Mollerussa, che sono parte della sua diocesi, avevano respinto una sua visita. Il 29 maggio, il sindaco di Solsona, David Rodriguez, classificò come «sfortunate» le dichiarazioni del vescovo, e disse di aver contattato Novell per chiedere una rettifica. Il vescovo Novell si scusò «con i genitori di omosessuali che si sono sentiti male a causa delle sue dichiarazioni», affermando che non ha mai voluto offendere nessuno. Tuttavia avvertì che «avrebbe continuano a presentare senza paura la visione cristiana della persona e delle conseguenze morali che derivano da essa».

In conclusione, un vescovo scomodo, amante di una pastorale interventista, di una Chiesa che è disposta a sporcarsi le mani “intromettendosi” coraggiosamente nel mondo senza essere del mondo. Mi piace questo modo di fare Chiesa, anche se non condivido sempre le posizioni di chi si esprime chiaramente, di chi si schiera apertamente, di chi testimonia posizioni nette sui problemi scottanti e delicati. Così come non accetto i modi subdoli di una sorta di inquisizione riveduta e scorretta. Quando si crea qualche scompiglio nell’area di rigore ci si rifugia in corner con rimozioni, isolamenti e censure. È il metodo squisitamente clericale, tanto e giustamente criticato da papa Francesco, il quale poi alla prova dei fatti rischia di rovinare tutto, piegandosi alla gretta ragion di Chiesa.

Non entro nel merito delle tre questioni per cui il vescovo Novell è entrato nel mirino e si è giocato il posto. Ne faccio una questione di metodo e di stile nei provvedimenti adottati contro di lui (anche se spacciati per rinuncia unilaterale), che ritengo totalmente anti-evangelici. Monsignor Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola, vescovo di Carpi e vice-presidente della Conferenza episcopale italiana, non quindi un battitore libero, dice: «Certamente la recezione del Vaticano II per certi aspetti è appena iniziata. Il Concilio non ha sposato una Chiesa democratica, ma ha cercato di porre le basi per superare l’idea di una Chiesa monocratica. Adesso la parola in auge con papa Francesco è “Chiesa sinodale”: per arrivarci bisognerà camminare ancora molto».

Afferma Marco Marzano, professore di Sociologia delle organizzazioni all’Università di Bergamo: «In sintesi estrema, da studioso, la vedo così: una grande struttura come la Chiesa cattolica, la più importante, impressionante, straordinaria organizzazione della storia umana, con duemila anni di storia, con un radicamento enorme, non cambia per mano di teologi. La Chiesa è una struttura di potere – per come ci è stata tramandata sino a oggi ­– basata su tre cardini: il potere degli uomini sulle donne; quello del clero sui laici e quello di Roma sul resto del mondo». Evidentemente il vescovo di Solsona dava fastidio al potere, quello ecclesiastico, quello civile e financo quello culturale, perché amava dire fuori dai denti come la pensava, a costo di sbagliare. E chi non sbaglia? Non credo all’infallibilità del papa e di nessun altro, credo nel dialogo, nel confronto, nel rispetto reciproco, in poche parole nella tensione verso la carità evangelica.