Mio padre era amante dei proverbi, dei modi di dire, riusciva anche in questo campo a mettere il proprio grano di sale. Era solito citare due proverbi: “chi fa da sè fa per tre” e “l’unione fa la forza”. Aggiungeva: “E l’ora cme s’à da far”.
Di fronte alla clamorosa demenziale iniziativa di un candidato sindaco di Torino mi sovvengono due contrastanti e saggi proverbi o detti.
Un bel tacer non fu mai scritto (più raramente, il bel tacer non fu mai scritto oppure un buon tacer non fu mai scritto) è un noto proverbio italiano il cui significato è: “la bellezza del saper tacere al momento opportuno non è mai stata lodata a sufficienza”.
Poi però arriva il detto “chi tace acconsente” il cui significato è chiarissimo: quando non ci si esprime su una questione, evitando di manifestare anche un eventuale dissenso, si dà per scontato che siamo d’accordo sulla questione stessa. Meno chiara è l’origine; si tratta di una leggera variante di una frase latina: Qui tacet, consentire videtur (Chi tace sembra acconsentire) tratta da un decreto di Bonifacio VIII.
La premessa in un certo senso costituisce già il commento alla notizia che riporto di seguito, tratta dal quotidiano La repubblica.
Ugo Mattei, professore di diritto internazionale, coordinatore dell’International College di Torino, candidato sindaco della lista Futura Torino, fra i maggiori esperti di Beni comuni ha appostato il suo camper, in vari punti della città con slogan sempre provocatori indirizzati anche a direttori di giornali. In queste ore si ripresenta con la seconda fase della sua campagna elettorale, dopo che il giurista non si è fatto mancare neppure la partecipazione alle manifestazioni No Vax a Torino.
L’immagine nel cartellone non lascia spazio a equivoci. Mentre a sinistra un Mattei in formato gigante anticipa il voto di ottobre definendosi già “il nuovo sindaco” e assicurando di essere in grado di elargire “Libertà, felicità e solidarietà”, a destra il professore, che a lungo ha collaborato con Rodotà, ha scelto di rappresentare dietro le sbarre, come in prigione, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il ministro della Salute Roberto Speranza e il premier Mario Draghi, con le scritte “Mattarella non fa votare”, “Draghi non fa passare”, “Speranza non fa curare” . A dividere chi “dà” e chi “toglie” secondo Mattei la scritta gigante: “Lui dà” e “Loro no”, dove loro sono ovviamente il presidente, il presidente del Consiglio e il ministro.
Dopo avere letto, mi sono appunto chiesto: meglio tacere o meglio reagire con indignazione? La provocazione merita attenzione o compassione? Sono rimasto qualche minuto a riflettere, poi ho passato in rassegna tutti gli aforismi in materia di “silenzio”. Al termine di questa istruttiva carrellata ho scritto queste poche righe a cui non aggiungo altro. Una sorta di compromesso per (non) cadere nel tranello: andate avanti voi… Io mi rifugio nel famoso coro del Rigoletto: “Zitti, zitti moviamo a vendetta, ne sia colto or che meno l’aspetta. Derisore sì audace costante a sua volta schernito sarà!”.