Nel periodo della mia fanciullezza frequentavo lo stadio assieme a mio padre. A volte la domenica, subito dopo la partita, raggiungevamo mia madre, che si recava a far visita alla zia Emma (la Orsolina, madre Albina Bonati) nel convento in pieno centro, proprio tra le sedi dell’Università e del Tribunale. Arrivavamo il più delle volte piuttosto sconsolati, la delusione ci si leggeva in volto nonostante la fretta di voltare pagina. Mia madre ci accoglieva con qualche dolce e bonario sfottò, la zia, con tanta carità cristiana, andava subito alle fette di torta ed alle bibite che venivano a fagiolo. Il pomeriggio proseguiva nella serenità di un convento, assai lontano dagli urli dello stadio. Una domenica, una suora amica della zia volle manifestarci la sua solidarietà per le scarse soddisfazioni che il Parma ci dava e, con il linguaggio felpato ed ingenuo delle monache, ci consigliò di mettere la squadra sotto la protezione della Madonna buttando un’immaginetta sacra in campo (una madonnina disse: proprio così). Mio padre rispose dolcemente con una delle sue proverbiali battute: “Ch’la guärda sóra che s’a fìss pr’il madònni chi tir’n in camp al Pärma al sarìss sempor primm in clasifica.” La suora rise di cuore e capì che il calcio forse non era il suo forte.
Restando in tema di suore e di bestemmie, è interessante ricordare una simpatica barzelletta. Su un calesse trainato da un asino viaggia un gruppo di suore con tanto di madre superiora. Ad un certo punto l’asino si blocca e non vuol più saperne di proseguire. Il “cocchiere” le prova tutte, ma sconsolato si rivolge alla badessa: «In questi casi l’esperienza mi dice che l’unico modo per sbloccare la situazione, costringendo l’asino a proseguire, è la bestemmia. Mi spiace, ma non c’è altra soluzione…». La suora dopo qualche ovvio tentennamento pronuncia la sua sentenza: «Se è davvero così, non resta altro da fare, ma mi raccomando la bestemmia gliela dica piano in un orecchio…».
D’altra parte quando Silvio Berlusconi, allora presidente del Consiglio, cacciò una bestemmia, un importante personaggio del clero d’alto bordo disse che bisognava tenere conto del contesto in cui era stata detta (se non ricordo male una barzelletta: molto peggio di una bestemmia detta in un momento d’ira). Mi infastidirono ancor più i fraticelli che risero per una storiella berlusconiana sulla Madonna. Ai potenti tutto è lecito…
Figuriamoci se la contestualizzazione assieme alla caratura del personaggio non scatteranno nei confronti del portierone della Juventus. La Procura della Federcalcio ha aperto un procedimento sulla presunta bestemmia che il portiere Gigi Buffon avrebbe detto durante il recente match con il Parma al Tardini. Lo apprende l’Adnkronos. L’espressione blasfema, spiegano dalla Figc, nel corso della diretta della partita era stata coperta da un commento che non avrebbe consentito di segnalare il caso al Giudice Sportivo. Dopo quanto emerso, comunque, l’indagine servirà a chiarire i fatti anche attraverso la possibilità di ascoltare il diretto interessato. Il portiere si era rivolto al giovane Manolo Portanova in questo modo: “Porta, mi interessa che ti vedo correre e stare lì (bestemmia) a soffrire eh, il resto non me ne frega un c***o”.
Cosa volete che sia una bestemmia in un mondo dove è di casa la stupidità associata all’affarismo più bieco e al divismo più pacchiano. Un’inezia! Chissà quanti calciatori e allenatori ne spareranno fra i denti, senza farsi cogliere in fallo. Di Gianluigi Buffon ne ricordo una molto più “bella” e scandalosa agli inizi della sua sfolgorante carriera. Gli fu rivolta una critica, peccato che non ricordi quale. Anche se non era grave, ebbe tuttavia il potere di irritare l’interessato al punto tale che, pieno (meglio sarebbe dire vuoto) di sé, dichiarò pubblicamente: “Ce l’hanno con me perché sono bello e ricco…”. Lui se la sarà dimenticata, ai suoi osannanti ammiratori sarà certamente sfuggita, io la porto scolpita nel cervello quale sciocchezza emblematica a cui può arrivare un vip. Molto peggio di una bestemmia.