Il rischio di un governo solo, perduto e abbandonato

Ho seguito in televisione il concerto di Natale trasmesso da Palazzo Madama in un’atmosfera surreale per non dire spettrale: sugli scranni erano presenti solo i massimi rappresentanti delle istituzioni a notevole distanza l’uno dall’altro. Sembrava una veglia funebre per i tanti morti di Covid più che un evento culturale per gli auguri rivolto agli italiani. Le due valenze non si escludono anche se così sovrapposte possono creare un senso di sgomento e di sconforto.

In effetti mi sono commosso pensando anche alla solitudine di chi riveste incarichi politici e si trova isolato, criticato e incompreso. Considero la politica come una missione a servizio della comunità e quindi nella missione ci sta anche l’aggiuntiva sofferenza della solitudine, tuttavia è ingiusto, pericoloso e controproducente al limite del qualunquismo, considerare un estraneo chi governa, collocandolo in una torre più simile ad una prigione che ad una reggia.

Se da una parte i cittadini corrono questo rischio, dall’altra i governanti spesso si auto-isolano, rinunciando a decidere per paura di sbagliare e di scontentare i governati. È quanto sta succedendo in Italia nella gestione della pandemia. La gente spinge a vanvera per ottenere trattamenti differenziati e di favore, chi governa non ha il coraggio di prendere decisioni impopolari e di mantenerle nel tempo. Alla fine la confusione regna sovrana, gli effetti desiderati non si producono, si vive in un clima di incertezza e di precarietà che aggiunge ulteriori danni alla situazione già di per se stessa assai difficile.

Il tormentone degli spostamenti natalizi fra un comune e l’altro è diventato l’elemento emblematico della insostenibilità della situazione: si abbia il coraggio di chiedere i sacrifici con chiarezza, trasparenza ed equità e di mantenere una linea di estremo rigore anche di fronte alle eventuali (quasi inevitabili) levate di scudi.

In questi giorni in Germania è stata varata una linea dura per tutto il periodo delle feste natalizie: è inutile nascondercelo, i dati emergenti sono molto preoccupanti e le misure fin qui adottate hanno avuto poco più dell’effetto dell’acqua fresca. La linea articolata e differenziata nel territorio non sta dando i risultati sperati e quindi, costi quel che costi, bisogna appesantire le chiusure, ma senza aprire interminabili dibattiti e discussioni. Il ceffone, quando ci vuole, va dato immediatamente e seccamente, altrimenti al danno della protesta si aggiunge la beffa dell’inutilità.

L’orto germanico non è necessariamente più verde del nostro. Qualcosa da insegnarci però ce l’hanno: sono più disciplinati di noi; hanno un modo di governare più deciso e tranchant; operano in un complesso istituzionale più preciso e lineare; hanno un quadro politico meno frastagliato e complicato. Mentre Angela Merkel, bene o male, decide, noi apriamo al buio una verifica di governo in cui ognuno tira l’acqua al suo mulino ed in cui si perde come minimo tempo prezioso oltre che credibilità e autorevolezza nei confronti della cittadinanza.

Giuseppe Conte ha tanti limiti, tanti difetti ed ha commesso tanti errori. Innanzitutto però vorrei sapere chi al suo posto non ne avrebbe commessi. Inoltre vorrei capire quale possa essere l’alternativa all’attuale governo: un governo Conte rimpastato (per fare una pasta diversa occorrerebbero ingredienti diversi e non un miscuglio ancor peggiore)? Un governo Conte ter (diventerebbe la fola dell’oca)? Un governo Conte senza Conte (presieduto da un pentastellato doc o da un piddino nuovo di zecca)?  Un governo tecnico (ma se dà fastidio persino una cabina di regia sul Recovery fund, immaginiamoci un governo di manager al di fuori degli schieramenti politici)? Un governo di unità nazionale (ma quale unità, se tutti sono contro tutti)? Un governo del Presidente (il nome di Mario Draghi si fa da quel dì, ma non è personaggio da buttare allo sbaraglio)? Un governo di transizione (figuriamoci con quale autorevolezza) che porti il Paese ad elezioni anticipate?

La gente e la classe politica si stanno comportando come se il Covid non esistesse: una sorta di negazionismo strisciante ancor più pericoloso di quello spudoratamente dichiarato. A volte nella politica italiana certi governi nati per caso, tenuti insieme con lo scotch, hanno finito per non figurare male del tutto. Questa volta non mi sembra proprio possibile. Allora andiamo avanti con chi c’è, stimoliamolo, aiutiamolo, ma non buttiamolo a mare per il gusto di cambiare.