“Le persone sono un po’ stanche e vorrebbero venirne fuori, anche se qualcuno morirà, pazienza”. È la frase choc pronunciata dal presidente di Confindustria Macerata, Domenico Guzzini, parlando di Covid durante un evento on line dedicato alla moda.
Di cazzate se ne sentono tante che una più una meno non fa una gran differenza. Il problema è che la stragrande maggioranza degli italiani la pensa, direttamente o indirettamente, così e soprattutto si comporta in base a questo cinico e baro criterio. Ci si chiede se l’atteggiamento irresponsabile della gente, alla ricerca del freddo per il letto nello shopping natalizio e nell’affrontare la logistica delle prossime festività, sia causato dalla inconcludenza e dalla contraddittorietà della politica o se sia una dimostrazione autonoma e precisa di assoluta insensibilità civica.
“Nel lungo periodo ogni governo è l’immagine esatta del suo popolo, con tutta la sua saggezza e stupidità”: così afferma Thomas Carlyle, storico, saggista e filosofo scozzese. Non è passato molto tempo, ma il popolo italiano alle ultime elezioni politiche ha concesso una enormità di voti al M5S che ha espresso l’attuale presidente del Consiglio e che, dopo aver governato con il partner/antagonista del populismo italiano, la Lega, è sceso a più miti consigli governando con la sinistra. Quindi forse il M5S è l’immagine esatta della confusione mentale che regna nella testa degli italiani.
“La gente ha il governo che si merita col proprio comportamento, ma si meriterebbe di meglio”: è una espressione di Richard Stallman, programmatore informatico e attivista statunitense. Gli italiani brancolano nel buio e quindi vanno continuamente a sbattere, giocano a mosca cieca col coronavirus, vogliono tornare alla normalità di vita anche a costo di molti che perdono la vita. Difficile, partendo da questi presupposti comportamentali, pretendere un governo lucido, coerente e democratico. Forse un governo migliore, rispetto alle dimostrazioni di demenza prenatalizia fornite dalla gente in preda alla sbornia consumistica, non sarebbe neanche impossibile da ottenere. Come noto spesso le ubriacature servono a dimenticare i propri guai, che ritornano regolarmente ingigantiti a brevissimo termine.
La risposta sembrerebbe quindi orientarsi sulla primaria (ir)responsabilità popolare, causa e non effetto di un modo di governare inadeguato. Bisogna però dare un’occhiata alla storia. Stiamo vivendo, in un certo senso, il terzo dopo-guerra: il primo è quello degli anni successivi alla grande guerra, dal 1918 in poi; il secondo è quello post seconda guerra mondiale, dal 1946 in avanti; il terzo è quello che stiamo vivendo in conseguenza del disastro causato dalla pandemia.
La classe politica italiana dopo la prima guerra mondiale ha inanellato una serie pazzesca di errori nell’affrontare i gravi disagi popolari finendo col regalarci il ventennio fascista. I gravissimi disagi e le gravi problematiche socio-economiche esistevano ancor più dopo la catastrofe della seconda guerra mondiale eppure la classe politica riuscì a metabolizzarli, partorendo, per merito soprattutto della Democrazia Cristiana e del Partito Comunista, un assetto istituzionale autenticamente democratico, una Costituzione avanzata sul piano sociale, una politica di rinascita e di ripresa economica sfruttando anche l’aiuto del mondo occidentale in cui ci siamo giustamente inquadrati. I momenti difficili vanno dunque governati con autorevolezza, credibilità e coerenza: in poche parole bisogna essere capaci di chiedere i sacrifici prospettando soddisfacenti risultati per il futuro.
Una classe politica, all’altezza dell’improbo compito di governare un’emergenza che sta diventando ordinarietà, capace di indirizzare, incanalare e rassicurare la gente, purtroppo ci manca e quindi la bilancia sembrerebbe pendere dalla parte delle manchevolezze e delle colpe della politica la quale indurrebbe in errore i cittadini allo sbaraglio. Sembra un po’ la questione dell’uovo e della gallina: la è se ci lasciamo da essa imprigionare dallo scaricabarile tra potere pubblico e comportamenti privati. C’è un’area di razionalità e sensibilità privata che prescinde da ogni e qualsiasi deficienza pubblica. Precipitarsi disordinatamente nei bar per consumare a bocca piena e a gola aperta, come se si arrivasse finalmente in un’oasi dopo la traversata del deserto, è roba inaccettabile anche se a governare ci fosse il più assurdo dei dittatori o il più cretino dei presidenti eletti democraticamente. Chiedere, nei dovuti modi, anche con asprezza, a chi governa regole precise, chiare e ragionevoli è invece cosa non solo accettabile ma auspicabile.