Il naso della Catalogna

Devo confessare che faccio fatica, in un mondo globalizzato come l’attuale, a comprendere le ragioni dei separatisti della Catalogna e, in generale, di tutti i separatisti. Solo dove l’indipendenza riguarda la lotta alla discriminazione e alla mancanza dei diritti fondamentali, civili, religiosi e politici, capisco e condivido queste spinte (è il caso dei Curdi e di altre popolazioni represse).

Dove la democrazia garantisce il rispetto delle minoranze, dove addirittura vigono sistemi piuttosto avanzati di autonomia regionale, temo che sulle pulsioni separatiste soffi il vento della protesta generale e l’illusione di risolvere meglio i propri problemi chiudendosi, egoisticamente e irrazionalmente, nel particolare.

Certo sarebbe più che auspicabile che questi conflitti fossero affrontati e risolti nella ragionevolezza diplomatica piuttosto che con la forza della polizia, anche perché, reprimendo questi moti indipendentisti, si alimenta ulteriormente la smania di queste popolazioni e si lascia covare sotto la cenere un fuoco che prima o poi sprigionerà fiamme ancor più alte e pericolose.

Mi fermo qui, non ho infatti conoscenze sufficienti per approfondire storia e cultura che possono sottendere a questi fenomeni, anche se vale il discorso di fondo, forse un poo’ semplicistico, che sia molto meglio unire le forze piuttosto che separare le debolezze.

Voglio invece soffermarmi un attimo sulle reazioni politiche italiane agli scontri della Catalogna.

I cinque stelle naturalmente dove sentono odore di protesta si buttano a pesce e quindi che i grillini sostengano i separatisti catalani è quasi scontato. Anche il Pd ha assunto un atteggiamento in linea con la sua impostazione politica: una morbida ricerca di compromesso etico-storico tra Spagna e Catalogna, tra unità nazionale e autonomia regionale con la benedizione europea e le polizie possibilmente relegate in caserma.

Fa invece scalpore la divergenza clamorosa all’interno del centro-destra. Mentre Fratelli d’Italia diventa, nel caso, Fratelli di Spagna e non ammette alcuna discussione sull’unità nazionale spagnola, la Lega di Salvini – peraltro senza esagerare e nascondendosi dietro i referendum promossi dalle regioni Lombardia e Veneto per rafforzare la loro autonomia (separatismo da operetta) – chiede il rispetto della volontà popolare e quindi delle aspirazioni indipendentiste dei Catalani (una sorta di revival bossiano e di ritorno ai bei tempi della Lega Nord). Forza Italia tenta di mediare “l’immediabile” e questo non costituisce una novità rilevante.

Non so tuttavia come si possa stare con la difesa oltranzistica spagnola strizzando l’occhio all’indipendentismo catalano: mistero della fede destrorsa. Se la vedranno gli elettori orientati in tal senso. Resta la pochezza tattica della politica nostrana. Ogni occasione è buona per non guardare oltre il proprio naso.