Ius culturae et simulatio publica

Sono due le foglie di fico che i più moderati, ma pericolosi, esponenti politici, tentennanti sul discorso dello ius soli e dello ius culturae, pongono a copertura della loro posizione vergognosa e strumentale: questa legge non deve essere tema elettorale e quindi va rinviata ad un momento più adatto al confronto pacato, che oltre tutto in questo momento storico si fa tanta fatica a creare; il problema della cittadinanza, pur essendo di competenza nazionale, richiederebbe regole omogenee a livello europeo.

I politicanti non si smentiscono mai. Perché il discorso non può essere affrontato nell’imminenza di una competizione elettorale? Molto semplice. Perché non si vogliono perdere consensi nel caso di un voto favorevole e ancor peggio si vogliono conquistare consensi cavalcando furbescamente le assurde paure che una cittadinanza accogliente possa essere scambiata per una spinta all’immigrazione. Come se un povero disgraziato, che pensa disperatamente di scappare dal suo Paese, stesse a guardare cosa fa il Parlamento italiano in materia di cittadinanza, roba che riguarderà semmai fra diversi anni i suoi figli, mentre lui ha letteralmente l’acqua alla gola e rischia di non sopravvivere oggi. Chi è gia in Italia, alle condizioni previste dal progetto di legge, regolarizzerà la sua posizione e aggiungerà doveri ai diritti di una civile convivenza democratica. Tutto qui con buona pace di chi vuole rincorrere l’opinione pubblica sfruttandone le paure e fingendo di voler legiferare al meglio, che in questo caso è nemico del bene.

Perché dovremmo aspettare una preventiva armonizzazione delle legislazioni vigenti in materia a livello europeo, tra l’altro ben più aperturiste di quella in discussione da anni al Parlamento italiano? Come mai questa improvvisa conversione europeista, quando dell’Europa non frega niente a nessuno? Serve solo a prendere tempo, a rinviare l’assunzione di responsabilità, a sciogliere nel brodo europeo un problema facile-facile, ma evidentemente scomodo-scomodo, se è vero, stando ai sondaggi che la maggioranza degli italiani sarebbe contraria a questo provvedimento (sono sicuro che come al solito si esprime un giudizio senza aver capito la sostanza del problema e quindi si va a lume di naso, fuorviati da chi grida più forte). Si tratta di mero populismo ossia di dare ragione al popolo senza spiegargli di cosa si sta parlando.

A queste capziose e felpate argomentazioni, tutto sommato, preferisco le triviali espressioni di chi non nasconde la propria contrarietà di principio all’immigrazione ed a tutto quanto sia ad essa comunque riconducibile (almeno ha il coraggio di dire fino in fondo come la pensa e fa il gioco strumentale allo scoperto).

Ma c’è un’altra chicca in questo dibattito e purtroppo viene da sinistra: così come a destra si cavalca lo ius soli per farne un punto fermo contro l’immigrazione, a sinistra si ideologizza lo ius soli per mettere in difficoltà il governo e il Pd. Cosa deve fare il Pd se si accorge di non avere la maggioranza sufficiente per varare questo provvedimento? Deve andare a sbattere per mettere in crisi il governo e a repentaglio l’ultimo delicato scorcio di legislatura, che doveva proprio servire a varare alcuni provvedimenti fra cui lo ius soli? Strano modo di fare politica, anche in questo caso solo per rubare a sinistra qualche voto a Renzi. Poveri stranieri in attesa di diventare cittadini italiani! Mi permetto una battuta finale: forse sono ancora in tempo per scappare dall’Italia e tornarsene a casa loro. Sarà questo, sotto-sotto, quello a cui puntano i razzisti dichiarati e quelli camuffati? Donald Trump ha proprio l’intenzione di spegnere il sogno degli stranieri che si considerano americani, ma che lo sono precariamente. L’aria che tira è questa.