I calci della giustizia asinina

Adesso basta! Che l’intento indagatorio della magistratura arrivi a mettere nel mirino un prete, don Mussie Zerai accusato di favoreggiamento nei confronti dell’immigrazione clandestina, è clamorosamente fazioso e sinceramente intollerabile. Il capo d’accusa è talmente generico da mettere i brividi. Stiamo arrivando al reato d’opinione, anzi al reato di solidarietà. Cosa vuol dire favorire l’immigrazione? Certo, favorisce l’immigrazione chi si sente in coscienza di aiutare gente disperata a fuggire dal proprio paese, non per fare una passeggiata turistica o una missione terroristica, ma per cercare uno spazio vitale di cui ogni persona umana ha il sacrosanto diritto, che viene assai prima delle fisime giudiziarie dei procuratori x e y.

E cosa significa immigrazione clandestina? La fuga dalla fame, dalla tortura, dalla guerra, dall’oppressione, è di per sé clandestina, deve ricorrere necessariamente, per cause di forza maggiore, alla clandestinità: non si può fare domanda in carta bollata, mettersi disciplinatamente in fila e aspettare di morire per fare piacere ai pruriti garantisti di chi vuol chiudere gli occhi di fronte a un fenomeno enorme e di proporzioni bibliche.

Mi sono sempre detto: se mi si rivolge, per chiedere aiuto, un immigrato che vive nella clandestinità, non lo denuncerò mai e poi mai, con buona pace di ogni e qualsiasi procuratore della Repubblica.

Questo prete eritreo, tra l’altro candidato al premio Nobel per la pace nel 2015, aiuta da vent’anni i suoi connazionali a scappare dalla guerra, dalla violenza e dalle torture. Il solo fatto di metterlo sul banco degli imputati (non in quanto prete e/o personaggio noto, ma in quanto persona schierata a favore dei poveri) mi fa letteralmente ribrezzo. Se nel corso del tempo si fosse eventualmente macchiato della colpa di aggirare qualche ostacolo, operando ai limiti della legalità, avrebbe tutta la mia approvazione: non ci si può immergere in certe realtà con il codice in mano, bisogna tenere in mano il Vangelo, se uno è cristiano, oppure farsi guidare dalla coscienza. Queste sono le vere obiezione di coscienza che mi convincono, non quelle di comodo di chi non si vuole sporcare le mani navigando in un mare di merda.

A don Gallo un importante Cardinale fece alcuni appunti sul modo di testimoniare la fede. Don Gallo si difese citando il Vangelo. Il Cardinale reagì stizzito dicendo: «Se la metti su questo piano…». Al che don Gallo ribatté: «E su quale piano la devo mettere?».

Proviamo a riportare l’episodio al discorso dell’aiuto ai migranti e vedremo che il conto torna perfettamente nel senso dell’assurdità delle indagini. Don Mussie Zerai dovrebbe rispondere: «Cosa dovevo fare di fronte a situazioni disperate? Girarmi dall’altra parte per paura di contravvenire a qualche assurdo obbligo di legge? Non posso non aiutare chi sta sprofondando nel fango perché qualche schizzo potrebbe sporcarmi!». Sta dicendo infatti cose di questo genere con una certa energia. Fossi al suo posto, ne direi di ben più pesanti e irriguardose nei confronti della politica e della giustizia (?).

A far del bene agli asini si prendono i calci, ma qui stiamo andando ben oltre i calci dei beneficiati, arriviamo alle indagini della magistratura, che finiranno sì in una stupida bolla di sapone, ma che rischiano di fare opinione. “Indagato l’amico di Laura Boldrini” ha titolato qualche giornale, di quelli che su Berlusconi non si poteva e doveva indagare, su don Mussie Zerai invece…

Cosa vuol dire tutto questo? Siamo al reato di amicizia con chi sostiene politicamente una linea di accoglienza verso gli immigrati? Reati di solidarietà, di amicizia! Roba da matti. E il Consiglio Superiore della Magistratura assiste imperterrito a questo scempio del buon senso, a questi autentici ribaltoni della spirito solidale in nome di una fantomatica legalità (quella di chi non vuole essere disturbato). Se è questo il modo di onorare la memoria dei Falcone e dei Borsellino…

Basti aggiungere che in questi giorni il leader della Lega Matteo Salvini ha mandato un avvertimento a Roberto Saviano, autorevole sostenitore di una linea solidaristica sul problema immigrazione: se la destra andrà al governo gli ritirerà la scorta, a lui concessa per i pericoli riguardanti le sue battaglie contro la mafia. Autentiche ritorsioni in una guerra all’ultimo voto e all’ultimo naufrago.

Se andiamo avanti di questo passo dovremmo arrivare ad indagare papa Francesco: qualcuno, che sta rozzamente teorizzando che la Chiesa dovrebbe interessarsi dei cristiani e non dei migranti, lo sta già facendo. Molti volevano un papa che desse una scrollata caritativa alla Chiesa: adesso che la scrollata è in atto e sta facendo proseliti, certi benpensanti si accorgono che il cristianesimo, se esce dalle sacrestie, è scomodo e provocatorio. Meno male!