Indro Montanelli sosteneva che il berlusconismo fosse una brutta malattia da smaltire, un virus da sconfiggere dopo aver fatto, col tempo, gli anticorpi necessari, un male passeggero da non sottovalutare al fine di evitare pericolosissime ricadute. Abbiamo sofferto i danni notevoli della malattia, gli anticorpi non si sono ancora formati e le ricadute non le abbiamo sapute evitare.
Lo spettro di un ritorno del berlusconismo riveduto e scorretto si sta profilando, anche se sembrano più attenti a questo rischio i mercati finanziari e la stampa internazionale che non gli italiani, deviati dal referendum continuo su Matteo Renzi da una parte e Beppe Grillo dall’altra. In mezzo sta forse riprendendo piede l’ex cavaliere capace di riscaldare i cuori che battono a destra, di raccogliere la sua armata brancaleone non più con lo spauracchio del comunismo ma con la pura dell’immigrato.
Berlusconi la sta prendendo sù larga, parte dall’Europa e dalla sua moneta, con una notevole faccia tosta, dopo essersi faticosamente rialzato dopo il colpo fatale infertogli da quella famosa risatina franco-tedesca che lo mise ko. Oggi, più bello e più superbo che pria, pontifica sulla moneta parallela da affiancare in Italia all’euro. Non si capisce di cosa si tratti, sembra una ipotesi giocosa e fantasiosa pensata solo per buttare fumo negli occhi o una solenne bluffata per recuperare audience in un contesto internazionale piuttosto scettico sulla sua settima vita.
Invece i mercati finanziari hanno reagito con una certa preoccupazione (lo spread si è alzato) e la stampa internazionale ha cominciato ad evocare un triste passato. Il ragionamento sembra questo: siamo poi così sicuri che l’Italia non cerchi del freddo per il letto e che nel bailamme politico non finisca ancora con lo scommettere su un cavallo bolso, zoppo, dopato, ma sempre capace di miracolosi recuperi?
Più che di moneta parallela sembra trattarsi di politica riscaldata. Sull’insuccesso di queste tattiche berlusconiane non metterei comunque la mano sul fuoco. Gli sbruffoni dell’odierno leghismo e del riciclato fascismo sanno benissimo di non poter prescindere da Berlusconi e dai suoi soldi: se non hanno saputo resistergli Umberto Bossi e Gianfranco Fini, figuriamoci Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Uno straccio di alleanza o di lista unica riusciranno a farla e l’uomo di Arcore, pur non potendo ricoprire cariche pubbliche, si siederà al tavolo e ricomincerà a giocare come se niente fudesse, facendo magari la parte dell’uomo equilibrato e affidabile capace di zittire Grillo e di condizionare Renzi.
Della moneta parallela non si farà nulla, sarà la solita barzelletta dei prossimi anni. I casi comunque sono tre: o i giornali degli altri Paesi non sanno di cosa parlare, o vogliono buttarla in ridere ancor prima del tempo, o la sanno più lunga di noi.
L’indomani della prima salita al governo del cavaliere, l’Economist uscì con una copertina intitolata “Burlesconi”. Non vorrei che tra qualche mese uscisse con una copertina simile intitolata “Burlesconi bis”. Meditate gente, meditate…In Italia ci sarà ancora qualcuno in Vaticano disposto a contestualizzargli le bestemmie? Putin e Trump lo tireranno subito in torta. L’Europa riderà ancora? Angela Merkel non sarà più una culona intrombabile, ma una vecchietta tacitabile. E Macron? Magari lo chiamerà all’Eliseo per spiegargli che è meglio avere attorno una moglie attempata e seria che uno stuolo di ragazzotte giovani e poco serie. Lui reagirà e definirà Macron il solito stronzone francese in vena di moralismo.
Viva Trump, viva Putin, viva Silvio Berlusconi!