Le vergogne da (s)coprire

Una donna siciliana, esasperata dall’emergenza incendi boschivi e contrariata dai ritardi dei soccorsi, si è sfogata gridando all’indirizzo delle telecamere: «Vergognatevi!!!». Certamente tutti abbiamo di che vergognarci anche per questa piaga che si riapre tutte le estati: chi è senza peccato ambientale scagli la prima pietra.

Credo tuttavia che i primi a provare vergogna di simili scempiaggini dovrebbero essere gli abitanti delle zone interessate. La dolosità di questi incendi la dice lunga: rientrano senza dubbio in un ricorrente disegno criminale e mafioso volto a distruggere il territorio per farne un campo di speculazione selvaggia. Se qualcuno ha l’ardire di vilipendere il monumento a Giovanni Falcone, molti hanno il “coraggio” di tacere i nomi dei finti piromani: possibile che nessuna sappia o veda cosa e chi si muove dietro questi appiccamenti, mafiosi in senso stretto e lato? Si tratterebbe infatti, come descrive un interessante servizio di Antonio Fraschilla su “la Repubblica”, di agricoltori che bruciano sterpaglie (acqua: mi permetto di crederci poco), i pazzi e gli stupidi che amano il fuoco (fuochino: ci posso credere solo se vengono strumentalizzati da ben altri criminali), i precari forestali che sperano di avere più lavoro (fuoco: delinquere in nome del lavoro è un attentato alla Costituzione), criminali che preparano il terreno per le discariche abusive (fuocone: mafia e ambiente a braccetto), i mafiosi dei pascoli (fuochissimo: l’avvertimento e la vendetta contro i proprietari che non vogliono affittare i loro terreni, buoni per ottenere contributi dalla Ue), i mafiosi che vogliono gestire i terreni demaniali e quelli dei Parchi (fuochissimissimo: intendono evitare la certificazione antimafia per l’ottenimento in concessione di tali terreni).

Distruzioni immani, danni enormi, intere zone irrimediabilmente rovinate: la siccità, il vento, il caldo non ne sono le cause, ma costituiscono l’occasione che fa l’uomo mafioso. E allora, pur comprendendo il senso di smarrimento e disperazione degli abitanti, pur ammettendo i soliti ritardi e le consuete inadempienze pubbliche, pur capendo come non si possa pretendere dai cittadini un cuor di leone, un po’ di sana autocritica mi pare sacrosanta. Siamo al bue che dà del cornuto all’asino… Ci vorrà tempo e pazienza per rompere la spirale della delinquenza mafiosa, ma se non cominciamo mai, dall’alto e soprattutto dal basso, a cambiare mentalità e comportamenti, sarà inutile gridare allo scandalo.

Vergogniamoci tutti,   ma proviamo anche a fare qualcosa in più del gridare al lupo o del provare a intervenire quando il bosco brucia. Aiutati che il governo ti aiuta. Ma il governo… tu aiutati, rifiuta la logica mafiosa, denuncia persone ed episodi mafiosi, poi se ne potrà parlare, anzi si potrà gridare selettivamente “vergogna”.