Per non perdere il voto si perde la faccia

Non mi stupisco più di tanto degli atteggiamenti che viene assumendo il M5S in materia di immigrazione (moratoria sugli arrivi, dubbi sullo Ius soli, prima ancora contrarietà all’abolizione del reato di immigrazione clandestina) nonché sul tema dei rapporti con l’Europa ridotta a mero bancomat a cui attingere pena l’uscita dall’Unione stessa. Si possono avere posizioni, che personalmente nel merito ritengo inqualificabili e non condivisibili, tuttavia ogni partito o movimento è libero di esprimere le sue proposte, sono semmai i cittadini a doverle giudicare e valutare.

Quel che non accetto è l’ipocrisia di chi vuol combattere l’ipocrisia, per dirla con Leonardo Sciascia, la peggior politica che si fa anti-politica, la perfetta omologazione volgarmente ammantata di sbracata diversità.

Se nel merito si può dissentire, è nel metodo che casca l’asino. Cosa c’è dietro la virata sugli arrivi degli immigrati? Solo ed esclusivamente la voglia di recuperare i voti persi a destra alle recenti elezioni comunali. Siamo nel puro tatticismo sulla pelle degli immigrati.

Cosa c’è dietro la probabile pilatesta astensione sulla legge che concede la cittadinanza ai nati in Italia da genitori stranieri con permesso di soggiorno di lungo periodo o permanente ed ai nati all’estero immigrati in Italia entro i 12 anni d’età che abbiano frequentato la scuola in Italia per almeno 5 anni? La chiara idea di concorrere alla conquista dei voti in gara con la Lega ed i suoi orientamenti. Cosa c’è dietro l’ulteriore irrigidimento antieuropeo fino ad arrivare ad ipotizzare l’uscita qualora l’utile per gli italiani (e chi lo calcola?) fosse in discussione? La strumentale cavalcata ad opzionare i voti di chi vede nell’Europa un cappio al collo. Cosa c’è dietro questa dichiarazione postata sul blog: «Quando andremo al governo presenteremo al Parlamento i nostri punti nel programma di governo. Se saremo il primo partito e riceveremo l’incarico cercheremo convergenze sul programma»? La tanto discussa e osteggiata politica delle mani libere, alla faccia del tanto auspicato vincolo di mandato e nella possibilità del più bieco e strumentale uso delle alleanze post-voto (quel che Renzi non può nemmeno lontanamente ipotizzare quale extrema ratio, a Grillo è possibile, anche allearsi con la Lega, non alla luce del sole, ma nelle tenebre degli accordi del poi).

In poche parole rispunta dalla finestra grillina il più spregiudicato degli opportunismi politici, che si voleva far uscire dalla porta. Un bel modo, non c’è che dire, di voltare pagina. Comincio a pensare che il M5S stia mostrando la corda e perdendo la bussola. D’altra parte l’insofferenza dei suoi esponenti (per quanto possa contare) continua a crescere, l’imbarazzo degli elettori risulta evidente, la leadership di Beppe Grillo comincia vistosamente a scricchiolare (lo si vede dalla sua ostinazione nel difendere Virginia Raggi e Luigi Di Maio).

Mi sembra interessante concludere riportando la cruda opinione del sondaggista Antonio Noto, che dice: «Il M5S è un consorzio elettorale acchiappatutto, dove albergano sia elettori di centrodestra che di centrosinistra, oltre a coloro che non hanno nessuna appartenenza politica. Per questo di volta in volta ha bisogno di rivitalizzare un elettorato così variegato, lanciando messaggi ora a destra ora a sinistra. Il voto ai grillini è ballerino, può andare via, come è successo nei comuni, ma può anche tornare molto facilmente in un contesto nazionale».