Il maoismo riveduto e scorretto

In tutto il mondo si sta facendo sempre più strada uno schema interpretativo della realtà politica: la collera sociale contro le protezioni calanti, il benessere ridotto e la disoccupazione crescente, la ribellione totale all’establishment costituito da tecnocrati, burocrati, banchieri, oligarchi della finanza, uomini delle élites finanziarie, intellettuali e giornalistiche, appartenenti alle caste europeiste e globaliste.

Si sta imponendo una nuova ideologia, che fa d’ogni erba un fascio, che prescinde sdegnosamente dalle proposte politiche, che rifiuta aprioristicamente tutto quanto proviene dall’esperienza politica, che scarta la democrazia e adotta il plebiscito, che non esita a buttare via il bambino assieme all’acqua sporca.

Dietro questo massimalismo di pancia si nasconde in realtà una ben più colpevole e subdola visione di una società chiusa, egoistica, pessimista, xenofoba e razzista. Alle classiche distinzioni tra destra e sinistra, tra conservatori e progressisti, si vanno sostituendo quelle tra mondialisti e sovranisti, globalisti e protezionisti, dirigisti e populisti, multiculturalisti e identitari, “cosmopolitisti” e razzisti, europeisti e nazionalisti, laicisti e tradizionalisti, mercatisti e assistenzialisti.

Emmanuel Macron viene dipinto come un brillante virgulto del “sistema”, un allievo uscito dalle scuole più prestigiose che sfornano l’élite politica francese, un personaggio che ha ricoperto incarichi di alto livello nel settore bancario e nello Stato, un uomo gradito all’intellighenzia politica ed intellettuale: potrebbe essere un pedigree interessante e promettente, che invece viene letto, a destra e sinistra, in senso negativo e spregiativo. Marine Le Pen si presenta come la candidata del popolo contro il candidato dell’élite. Giustamente Ségolène Royal osserva: «Quale popolo? Le Pen è cresciuta nella villa di Montretout, servita e riverita da maggiordomi. Ha ereditato il partito da suo padre. Dopo lo scandalo sui rimborsi degli europarlamentari, non può neanche più dire di avere le mani pulite». Ma non c’è verso di ragionare, basta essere contro tutto, il resto non conta. Cosa può venire di buono da un ex-banchiere? Da una sedicente popolana invece… Il ragionamento è questo, ammesso e non concesso che si possano semplicisticamente catalogare in tal modo i candidati all’Eliseo. L’importante è fare un dispetto al sistema.

Da bambino ho chiesto ripetutamente a mio padre di darmi alcuni ragguagli su cosa fosse stato il fascismo. Tra i tanti me ne diede uno molto semplice e colorito. Se c’era da scegliere una persona per ricoprire un importante incarico pubblico, prendevano anche il più analfabeta e tonto dei bottegai (con tutto il rispetto per la categoria), purché avesse in tasca la tessera del fascio e ubbidisse agli ordini del federale di turno. «N’era basta cal gavis la tésra in sacòsa, po’ al podäva ésor ànca un stupidd, ansi s’lera un stuppid, ancòrra mej…».

Il populismo, anche nella sua moderna e sofisticata versione web, porta a screditare cultura, professionalità, competenza, esperienza, considerate come sintomo di appartenenza al potere vigente. Carlo Azeglio Ciampi sarebbe stato un esponente clamorosamente scartabile, lo stesso Mario Draghi rischia grosso a livello populista. «Io tra un banchiere e una fascista preferisco astenermi», così si è espressa un’anonima elettrice di Jean-Luc Mélenchon. Altri, non pochi, scelgono addirittura la fascista. Tutto molto chiaro!

Donald Trump è stato sostanzialmente eletto in base a questo schema: meglio un bancarottiere pazzo di un’esperta e collaudata donna della casta politica. Silvio Berlusconi era stato ripetutamente eletto sulle prime ondate dell’antisistema: meglio uno che sa fare i suoi interessi, chissà che non faccia anche i nostri… Personaggi di potere, che però riescono ad affrancarsi dal marchio cavalcando gli istinti dell’antipolitica.

Anche nel nostro Paese furoreggia l’antisistema. Le antiche ideologie furono causa di guasti, ma almeno si basavano su valori veri, salvo poi ingessarli, irreggimentarli e fagocitarli. Questa nouvelle vague ideologica è molto peggio perché non ha basi, se non il rigetto totale: il primo che passa può andar bene, purché sappia gridare qualche slogan d’effetto. Non può che essere l’anticamera di regimi dittatoriali o autoritari. Rientra in questa inaccettabile logica anche l’attacco indiscriminato, generalizzato e immotivato alle Organizzazioni non lucrative impegnate nel salvataggio in mare dei migranti alla deriva: è da combattere il sistema di chi si impegna a favore della vita di migliaia di persone o è da combattere il sistema di chi si volta dall’altra parte? Quando non c’è, lo scandalo bisogna crearlo, tanto qualcosa di sporco e di losco c’è sempre. Pura follia anti-sistema, “che ha dietro una visione ipocrita e vergognosa di chi non vuole salvare in mare persone in fuga” (mons. Giancarlo Perego, Fondazione Migrantes).

Un autista di camion, intervistato sul prossimo ballottaggio francese, dice: «È vero, Le Pen ce l’ha con tutti gli immigrati, ma Macron favorirà soltanto i ricchi». Un facile e assurdo pseudo-maoismo riveduto e scorretto. Poveri, egoisti, ignoranti e cretini. Peggio dei ricchi? Sì, perché i poveri senza cultura, senza solidarietà, senza valori, restano tali e non riescono a diventare “signori”.