La botte Rai dà il vino che ha

Monsignor Riboldi, vescovo di Acerra, durante un convegno affermò di preferire la pornografia pura a certi spettacoli televisivi ammantati di perbenismo. Vorrei applicare questa sua affermazione alla deriva Rai: preferisco lo show smaccatamente sessista alle subliminali, continue e gossipare menate di programmi vuoti come calze, ma formalmente inattaccabili.

Cosa voglio dire? Che da un programma che si presenta per quello che è posso difendermi a ragion veduta, mentre verso i programmi perbenisti, ma sostanzialmente negativi, che giorno dopo giorno immettono falsa cultura non c’è difesa.

Che Paola Perego, dopo aver fatto traboccare il vaso col suo “parliamone sabato”, vada finalmente a quel paese, non mi dispiace affatto, ma la cultura uscente dal festival di San Remo pensiamo sia meglio?

Troppi soldi, troppa audience, troppa pubblicità, troppa futilità, troppe sciocchezze, troppe chiacchiere. La televisione sarebbe una cosa seria. Quella pubblica lo dovrebbe essere due volte. Invece…

È perfettamente inutile scandalizzarsi delle punte dell’iceberg. Nella televisione tutto fa spettacolo meno lo spettacolo. Le star sono i conduttori, non gli attori o i cantanti. Lo sport in televisione lo fanno i giornalisti sportivi e non gli atleti. Un’inversione totale di ruoli che copre il vuoto di proposta.

Ben vengano i programmi clamorosamente stupidi, chissà che non servano a toccare il fondo da cui risalire. Da una presidente come Monica Maggioni non mi aspetto niente: era penosa da giornalista, assurda da direttrice di Rai news 24, immaginiamoci ora che siede sul trono. Deludentissimo anche il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto: molto fumo e poco arrosto. Ho l’impressione che sotto la crosta Rai si celino tali e tante porcherie da compromettere sul nascere ogni buona intenzione riformatrice.

Non mi illudo più. Faccio una semplice cosa: cerco disperatamente di scegliere quel poco di buono che c’è su certe reti. Mi riferisco soprattutto a rai cultura e rai storia, ma non solo. Imparare a scegliere, perché se uno spettatore piuttosto sprovveduto si lascia prendere dallo zapping o si ferma dove capita, è letteralmente fregato.

Quasi quasi sono grato ai protagonisti dello svarione sessista che sta facendo parlare. Forse costringerà gli utenti Rai ad aprire gli occhi. Speriamo.

Mio padre sosteneva: «Mi al vén al port. E po’ bisogna ésor bón ‘d bévor». Intendeva vantare la capacità di scegliere la giusta quantità, ma anche la migliore qualità. Se sul primo punto ho sempre avevo qualche perplessità, sul secondo non avevo dubbi. Mi capitò di assistere ad una scena clamorosa al riguardo. Durante l’intervallo di una partita di calcio andammo insieme a bere presso la precaria mescita che veniva aperta nel dietro della “tribunetta” dei distinti, gestita da un amico. Mio padre si fece servire un bicchiere di vino bianco. Ne bevve un sorso e lo sputò clamorosamente dicendo: «Mo cò met dä?». Io ebbi il timore che si potesse scatenare uno spiacevole alterco. Invece, senza fare una piega, il barista chiese delicatamente: «Mora, net piäzol miga col vén chi, ‘spéta…at nin dag un bicér ‘d n’ätor…». Mio padre lo assaggiò e disse: «Cost al ne va miga mäl» e lo bevve tranquillamente. Tornando sugli spalti gli chiesi: «Papà era veramente così balordo?». Mi rispose: «L’era balórd cme l’alsía e mi dal vén balórd nin voj miga, an bév miga tant par bévor …».

Se lo spettatore Rai fosse capace di sputare i programmi spazzatura e anche qualche altra trasmissione che se la pretende, qualcosa forse cambierebbe. In fin dei conti il pallino ce l’ha in mano lui e non Campo Dall’Orto. Proviamo a far sì che il servizio pubblico radiotelevisivo parta dal pubblico e non dalla politica, tanto meno dagli addetti ai lavori.

Il resto, la lottizzazione dei partiti, lo spadroneggiamento degli agenti, la schiera di inutili dirigenti, gli stipendi da nababbo, i cachet milionari, i raccomandati di ferro, gli sprechi di risorse, i doppioni e le ripetizioni a livello giornalistico, mi sembrano roba intoccabile. Vedo un peggioramento progressivo. Che peccato! Bisogna solo cercare di difendersi…