L’establishment dell’anti-establishment

Chi lo chiama establishment, chi casta, chi élite, chi poteri forti, chi massoneria, chi non so che altro: credo che alla fine tutti intendano, più o meno, il consolidato, intoccabile e opprimente assetto di potere della società moderna a cui viene ascritto tutto quanto in essa non va e bisognerebbe cambiare. Che il sistema presenti limiti e difetti gravi è innegabile: molto discutibile e pericoloso invece il modo sbrigativo e semplicistico di cambiarlo in nome di una fantomatica e pregiudiziale anti-politica.Della battaglia contro l’establishment, in buona o in mala fede, si sta facendo una bandiera da sventolare sotto il naso degli insoddisfatti: Trump vuole sostituire a quello dei “Clinton” il suo e, dietro questa sostituzione, nasconde un subdolo ritorno a razzismo, nazionalismo, protezionismo, separatismo, sovranismo, etc. etc.; Putin ha sostituito all’establishment della burocrazia comunista una mafiosa oligarchia economica ruotante attorno alla sua persona; il turco Erdogan impone progressivamente il suo fascistoide establishment pseudo-islamico; gli altri, quelli di casa nostra (europea e italiana), cercano di riproporre pappagallescamente questi schemi basandosi sostanzialmente sulle paure della gente (terrorismo, immigrazione, insicurezza, crisi economica), rinverdendo certi falsi valori identitari (nazione, religione, benessere, etc.), bypassando le istituzioni democratiche tramite un rapporto diretto con la gente (populismo), cavalcando la protesta verso la politica in nome dell’anti-politica (avversione ai partiti e rifiuto degli schemi tradizionali), strumentalizzando i social network per orientare la pubblica opinione offrendole a getto continuo le cosiddette post-verità o false verità, puntando tutto su una sorta di autoreferenzialità ed esorcizzando quindi ogni e qualsiasi critica quale reazione complottistica del potere.Questo schema di analisi e di intervento si sta avvitando su se stesso, creando, per parafrasare una espressione di Leonardo Sciascia, l’establishment dell’anti-establishment, sistemizzando l’anti-politica e facendone un mero supporto della restaurazione anti-democratica.Veniamo brevemente ai fatti di casa nostra: il leghismo prima, il berlusconismo poi, che riuscì ad assorbirne la spinta, furono facili e sciagurati profeti di questo schema. Umberto Bossi (ben altra stoffa rispetto ai Salvini e c.) capì subito di essere caduto nel tranello e dopo pochi mesi buttò all’aria l’alleanza con Berlusconi, ma poi si rassegnò a convivere sperando che l’anti-politica in carne ed ossa potesse prevalere su quella di plastica. Vinse la plastica, oltremodo inquinante e inquinata da colossali conflitti di interesse, che poi fu sconfitta (?), non tanto da un progressivo risveglio nelle coscienze democratiche, ma dalla impossibilità a controllare e coinvolgere certi poteri (leggi magistratura), ad inserirsi negli equilibri internazionali (leggi Europa e Occidente) e a governare certi meccanismi (leggi mercati ed economia in genere). A ben pensarci sono le difficoltà che sta incontrando e incontrerà sempre più Donald Trump, il quale dopo aver firmato davanti al popolo il decreto anti-immigrazione se lo è visto bloccare dal primo giudice che passava per la strada; il quale, pur disponendo di un potere enorme sulla scena mondiale, dovrà fare i conti col mondo intero; il quale molto probabilmente sarà colpito dai boomerang di una politica economica che porterà più danni che benefici.A proposito della illusoria politica di Trump, dei suoi muri e della sua dichiarata guerra agli immigrati indesiderati, mi sovviene un simpatico aneddoto relativo a un “originale” amico della mia famiglia, che molto tempo fa combatteva l’invasione dei topi catturandoli con le trappole e portandoli nei prati periferici. Al ritorno a casa trovava regolarmente i topi e pensava fossero gli stessi più veloci di lui a rientrare.Tornando al nostro Paese abbiamo anche noi attualmente alcuni personaggi che giocano a fare i Trump all’italiana (molto meno credibili e capaci rispetto ai Trump in salsa francese), che costituiscono tuttavia presenze piuttosto ingombranti sulla scena. Da noi, oltre le motivazioni dette in precedenza, gioca un ruolo determinante la corruzione, che fornisce inopinatamente un brodo di coltura ideale agli anti-sistema e la ribellione all’eurocrazia, vale a dire il senso di sfiducia nel processo di integrazione europea. Così come forse eravamo, fino a qualche tempo fa, epidermicamente favorevoli all’Europa, ora siamo diventati superficialmente e velleitariamente anti-europei.Se devo essere sincero non mi spaventa affatto Matteo Salvini: lo ritengo culturalmente e politicamente incapace di guidare una seria rivolta dell’anti-politica. Men che meno prendo sul serio Giorgia Meloni. Qualche maggiore preoccupazione mi riserva Beppe Grillo col “suo” movimento: i 5 stelle stanno infatti conducendo un gioco equivoco e riescono a confondere le loro evidenti incapacità e contraddizioni sciogliendole nella generale sfiducia verso i partiti e soprattutto riescono, non so fino a quando, a buttare la palla vittimista nella tribuna della stampa faziosa, ad autoassolversi dai loro peccati raffrontandoli con quelli dell’establishment. Il vuoto politico del dopo referendum si sta rivelando poi una manna nel deserto del loro progetto politico. Sarò presuntuoso, ma un Luigi Di Maio nei panni di un eventuale premier che ci trascina fuori dall’Europa e dalla Nato, che rivolta come un calzino l’Italia, non ce lo vedo proprio.Non sottovalutiamo comunque questi rischi e soprattutto stiamo attenti, perché la storia non comincia e non finisce oggi: i peggiori regimi sono sempre stati preceduti da un lavoro “sporco” di contestazione al sistema (molte volte anche giustificato da enormi lacune e difetti dello stesso) per poi lasciare il campo all’uomo forte che porta a regime la indistinta voglia di novità, interpretandola in chiave anti-democratica.Che fare? Se i pesci nuotano in una certa acqua non bisogna tanto combattere i pesci, perché si riprodurranno e ce ne saranno sempre dei più grossi e più resistenti, ma occorre prosciugare il barile, possibilmente non con un cucchiaino da caffé.