Dimissionite sub-acuta

Che in Italia stia montando un clima giudiziario da caccia alle streghe penso sia un dato oggettivamente fuori discussione. La Magistratura sta cavalcando la situazione di vuoto politico finendo, volontariamente o involontariamente, per colmarlo con la squalifica della classe politica: dopo di che avremo un deserto senza oasi, senza cammelli, senza cammellieri, in cui rischieremo di morire di sete.La nostra politica è indubbiamente malata di incapacità, di incoerenza e di corruzione, ma stiamo attenti a buttare a mare tutto, perché, come diceva Gianni Agnelli, a rifare una classe dirigente occorrono vent’anni. Sono passati dalla prima tangentopoli e non si è rifatto un bel niente: il renzismo, checché se ne dica, era un seppur pallido tentativo in tal senso ed è stato (per la verità non ancora completamente) buttato a mare proprio perché in molti hanno capito che l’aria stava cambiando pericolosamente e c’era il rischio di rimanere sepolti sotto le macerie. Meglio quindi difendere i ruderi.In questa battaglia la magistratura svolge un ruolo schizofrenico dando sistematicamente colpi anticorruzione al sistema e nello stesso tempo difendendolo corporativamente: non credo ci sia un disegno se non quello di mandare a dire che il sistema va cambiato, ma la magistratura non si tocca. Chi fa discorsi settari di questo genere mi fa paura…La politica però deve trovare un rigurgito di vitalità e di onestà intellettuale rispondendo per le rime. Come? Mi sembra superfluo dire che si deve smettere di rubare e di combinare casini: è il minimo. Ma occorre anche rispondere in modo adeguato ai provvedimenti giudiziari.Il garantismo è un punto imprescindibile, ma in questi ultimi giorni abbiamo avuto tre fatti che connotano in modo assai diversificato i rapporti tra politica e magistratura.Il sindaco di Milano Giuseppe Sala, di fronte ad una indagine che si riapre a suo carico, si autosospende in quello che molti hanno giudicato (me compreso) un eccesso di zelo o una excusatio non petita. Ha voluto innanzitutto sottolineare come bisogna farla finita con gli avvisi di garanzia a mezzo stampa; poi ha voluto capire su cosa fosse fondata questa nuova indagine e su quali ipotesi di reato. Fatte queste verifiche ha ritenuto in coscienza di ritornare al suo posto.La sindaca di Roma Virginia Raggi, sepolta sotto una valanga di vicende legalmente poco chiare e di personaggi chiacchierati e indagati (addirittura uno è stato arrestato), non ha ritenuto al momento di fare un passo indietro, è rimasta al suo posto nonostante il fuoco politico amico, nonostante le giornaliere complicazioni amministrative e legali, nonostante a suo carico si profilino all’orizzonte sviluppi poco simpatici.Il senatore Roberto Formigoni viene condannato dal tribunale di Milano (quindi in primo grado) a sei anni di reclusione e altrettanti di interdizione dai pubblici uffici per concorso in corruzione nel periodo in cui era presidente della Regione Lombardia. Gli vengono confiscati inoltre beni (case, denaro, auto e villa) per 6,6 milioni di euro. Decide di rimanere sul suo scranno di senatore e presidente di una commissione senatoriale.Non intendo sfrugugliare nella coscienza di questi personaggi, né ergermi a paladino dell’onestà altrui, voglio prescindere anche dalle mie simpatie personali e politiche. Mi sembra tuttavia che esista una gamma un po’ troppo diversificata in questi atteggiamenti: andiamo dalla miglior difesa che sarebbe l’attacco, al puro gioco di rimessa, al catenaccio difensivo. Tre tattiche molto diverse per tre situazioni diverse. Sarebbe forse il caso di trovare, più a livello di etica che di norme di legge, comportamenti omogenei che tengano conto comunque delle diverse situazioni.Non trovo nessuna soddisfazione nel vedere i politici sul banco degli imputati, ancor meno se rischiano seriamente il carcere. Del male altrui mi dispiaccio, non giudico e non condanno nessuno. Tuttavia un po’ più di dignità non guasterebbe: non si tratta di ammissione di colpa, ma di rispetto degli elettori e della fiducia che essi hanno espresso col voto. Il garantismo non si discute, non sono affetto da dimissionite acuta, resta tuttavia un serio e grave discorso di opportunità politica a salvaguardia della politica stessa.È stato chiesto a Roberto Formigoni come vivrà dopo i sequestri. Ha risposto con inutile sarcasmo: «Con poco, visto che da gennaio per un’altra vicenda mi hanno confiscato anche metà dello stipendio da senatore. Oltre ai cinque appartamenti a Lecco ereditati dai miei genitori nei quali vivono mia sorella e mio fratello. Vivrò con poco. Del resto, ho sempre fatto una vita morigerata».Non aggiungo commento!